Credo sia stata anche la consuetudine con la scrittura leopardiana a portarmi verso un esercizio della critica che ha cercato di sottrarsi a un metodo di indagine predefinito, fosse di natura stilistica o fosse d'ordine storico-critico. Per attestarsi in una zona d'ascolto, annotando al margine dei testi, insomma cercando di sostare il più possibile nell'onda stessa del pensare e immaginare dell'autore. La critica, in questo caso, non può essere altro che il racconto della propria esperienza di lettura.
Tratta da: