Così, nel suo linguaggio denso, grondante di metafore quotidiane, Menocchio spiegava con tranquilla sicurezza agli inquisitori stupefatti e incuriositi (perché, altrimenti, avrebbero condotto con tanta minuzia l'interrogatorio?) la sua cosmogonia. In tanto variare di termini teologici un punto rimaneva costante: il rifiuto di attribuire alla divinità la creazione del mondo - e insieme, l'ostinata riproposizione dell'elemento apparentemente più bizzarro: il formaggio, i vermi-angeli nati dal formaggio.
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