Diritto e politica

Loro dicono noi diciamo. Su premierato, giustizia e regioni

con Armando Spataro e Francesco Pallante


ISBN: 9788858155899
editore: Laterza
anno: 2024
pagine: 212 pages

 

A chi gioverebbero e chi penalizzerebbero le riforme costituzionali proposte dall’attuale governo? Non lasciamoci confondere da parole come stabilità, efficienza, governabilità e similari: avvolgono spesso durissime realtà nella bambagia delle ovvietà. La Costituzione non è letteratura, è la cosa più politica che ci sia.
Tre autorevolissimi giuristi spiegano perché le riforme proposte violano tre principi cardine della Costituzione: la partecipazione democratica, l’indipendenza della magistratura e l’uguaglianza tra i cittadini.

Il premierato proposto va contro la democrazia partecipata perché riduce la democrazia alla scelta, tramite plebiscito, del capo cui sottomettersi una volta ogni cinque anni, senza che, tra una votazione e l’altra, possano operare contropoteri o i cittadini far sentire la propria voce. Sarebbe la negazione del costituzionalismo e della democrazia.

Contro l’indipendenza e l’autonomia della magistratura si pone una riforma della giustizia che prevede la separazione delle carriere di giudici e pubblici ministeri e la creazione di due Csm separati e di una Alta Corte per i procedimenti disciplinari, composti tramite sorteggio di tutti i membri. Misure che manifestano soltanto la volontà di controllo della magistratura da parte della politica, ottenuta per svuotamento e indebolimento del suo ruolo.

L’autonomia regionale differenziata, dal canto suo, è  un progetto volto ad aumentare poteri e risorse economiche a favore delle regioni più forti e più ricche, con il conseguente abbandono a sé stesso del resto del Paese, e opera quindi contro il principio di uguaglianza. L’esatto contrario di ciò di cui l’Italia avrebbe bisogno perché segnerebbe la fine della solidarietà sociale e dell’unità della Repubblica.

Se l’Italia soffre una crisi trentennale, la soluzione non è acuirne le cause, annichilendo il Parlamento, il potere giudiziario e l’idea della cittadinanza nazionale, ma difendere sopra ogni cosa l’equilibrio dei poteri e il valore di un’appartenenza comune nel pieno rispetto delle differenze alimentate dal pluralismo delle idee.

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