Su La Repubblica di oggi, Gustavo Zagrebelsky scrive:
"Perché è così difficile passare dalle parole ai fatti? Ancora una volta, per ragioni strutturali. La democrazia è il regime non solo, genericamente, del consenso, ma del consenso a tempi brevi, tra un’elezione l’altra; o a tempi brevissimi, tra un sondaggio e un altro. È democrazia, anzi iper-democrazia, ma impotente di fronte a problemi che, quando ci sono stati, non ci sono più e, quando non ci sono, potrebbero non esserci mai. L’uomo politico che vive tra questi tempi effimeri che non ci sono più e non ci sono ancora (o magari non ci saranno mai) può pensare di chiedere sacrifici ai suoi elettori? Se lo facesse, con prelievi fiscali supplementari, con mancate sovvenzioni, con restrizioni di servizi, con obblighi di comportamenti insoliti o divieto di comportamenti abituali, potrebbe aspirare a passare alla storia come un eroe preveggente, ma sarebbe un aspirante suicida nei tempi brevi.
Questo è un tarlo che rode la democrazia, la sua contraddizione.
Nell’oggi si occulta il domani e nel domani si recriminerà su ieri."
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